Sono un vescovo nato a Mutina1, una città decaduta dopo il crollo dell’impero romano d’occidente. Le terre che circondano la mia città hanno subito invasioni, devastazioni, hanno assistito al formarsi di ducati, di regni, hanno visto tante, troppe genti straniere succedersi nel dominio. Spesso senza libertà, costretti, i più, al faticoso lavoro nei campi in qualità di servi, gli uomini si sentono affratellati dal duro destino o dalla fede nella religione cristiana che promette una vita più serena e più felice in un altro mondo, dopo la morte terrena. Non si riconoscono, però, in una sicura vita politica ,in uno stato unitario. I nomi dei conquistatori, dei nuovi re, sono stati presto dimenticati. Cosi sarà anche per il re Carlo il Grosso, erede del Sacro Romano Impero formatosi con Carlo Magno: da poco tempo è stato deposto. Come si è arrivati a lui, a un ‘franco’ che governa su terre Italiche, appartenenti per parecchi secoli all’Impero romano? E che cosa succederà con la sua deposizione? Chi arriverà come nuovo dominatore?
Mi tornano in mente le nozioni apprese a scuola riguardanti l’antico Impero romano2.
Ricordo che già prima della sua fondazione, nel V e IV sec. a.C., i romani si espansero in tutta l’Italia e da allora iniziò una vasta serie di conquiste che portò tutte le terre conosciute sotto il dominio romano. Nelle varie conquiste si succedettero generali della repubblica e poi vari imperatori; alcuni, come Nerone, commisero orrendi delitti, governando in modo violento e sanguinoso, mentre altri, come Adriano, procurarono benessere e ricchezza all’Impero. In quel periodo si distinguevano in modo accentuato le varie classi sociali: i patrizi, ad esempio, abitavano in splendide ville, mentre la plebe viveva in condizioni misere; gli schiavi, che difficilmente ottenevano la liberazione, erano impiegati per quasi tutte le attività lavorative. Quando si diffuse il cristianesimo nell’impero romano i cristiani furono perseguitati. Io credo fermamente che queste persecuzioni siano state una vera e propria ingiustizia e disprezzo quegli uomini che si sono accaniti contro i poveri cristiani, i quali chiedevano soltanto di poter professare la propria religione in pace. Per fortuna si arrivò con gli editti di Costantino e Teodosio alla libertà di culto per i cristiani: la religione diventa cause di discordie, ma anche elemento di unione per la popolazione. L’Impero, intanto, troppo vasto, dava segni di crisi in campo politico, culturale, economico, sociale. Alla morte di Teodosio si determinò la profonda spaccatura dell’Impero Romano d’Oriente e d’Occidente.
Dal V all’VIII sec. si susseguirono le invasioni barbariche degli Unni, dei Visigoti, dei Vandali, del Burgundi, degli Ostrogoti, dei Longobardi e dei Franchi. Con le invasioni barbariche l’Impero Romano d’Occidente cadde nel 476 d.C., mentre l’Impero Romano d’Oriente mostrò più resistenza e continuò a sopravvivere. Nel corso del V sec. d.C., sorsero in Gallia, in Spagna e in Africa settentrionale i regni romano-barbarici, in cui l’esercito e il potere erano in mano dei barbari, mentre ai romani era affidata l’amministrazione. Questi regni, però, non durarono molto perchè la convivenza tra romani e barbari comportava diverse difficoltà a causa di una religione diversa e della carenza di una organizzazione statale. Alla fine del V sec. arrivarono gli Ostrogoti con Teodorico e occuparono l’Italia. Teodorico emanò un Editto, una raccolta di leggi simili a quelle romane; voleva stabilire le coesistenze tra Goti e Romani e per questo sposò la sorella del re dei Franchi e si imparentò anche con altri re barbari. Ma il tentativo di Teodorico di far rifinire la “pax” romana fallì per le incomprensioni tra i Romani cristiani e i Goti ariani.
Alla morte di Teodorico (526) Giustiniano iniziò un’era nuova rendendo nuovamente splendido l’Impero. Giustiniano volle riunire l’Impero d’ Occidente e d’Oriente sotto un’unica corona e in parte ci riuscì, ma ciò comportò una lunga guerra di diciotto anni con i Goti dalla quale i bizantini uscirono vincitori dopo anni di miseria e distruzione che impoverì la penisola italica. I contadini, liberati precedentemente dal re ostrogoto Totila per resistere a Giustiniano, tornarono servi dei proprietari di terre. Arrivarono in seguito i Longobardi che con la loro violenza si impadronirono di parte dell’Italia. Non essendo essi navigatori lasciarono sotto il dominio bizantino Ravenna, alcuni tratti costieri e quasi tutta l’Italia meridionale. Il comportamento longobardo variò con la regina Teodolinda che convertì il suo popolo al cattolicesimo e con il re Rotari che cercò un compromesso tra i comportamenti, le consuetudini delle sue genti e il diritto romano, con l’emanazione di un importante Editto. Si scatenò un’altra guerra quando i papi (prima Stefano II, poi Adriano) chiamarono in Italia i Franchi per difendere la penisola da Astolfo e in seguito da Desiderio, che, alla guida degli eserciti longobardi, volevano impadronirsi sia dei territori rimasti sotto il dominio bizantino sia di quelli legati alla chiesa di Roma. I Franchi scesero in Italia con Pipino e poi con Carlo Magno che alla fine vinse Desiderio e si proclamò anche re dei Longobardi.
Carlo Magno regnò per quarantatre anni e il suo governare fu una guerra continua contro Sassoni, Longobardi, Avari e altre popolazioni. I suoi eserciti erano imbattibili, soprattutto la cavalleria, e arrivarono fin dov’erano arrivate le legioni romane. Con Carlo Magno l’Impero ebbe un nuovo splendore; grazie alla potenza raggiunta e agli accordi con il papa Leone III che lo incoronò imperatore nell’anno 800, si poterono riunire tutte le terre, dai Pirenei al Danubio, sotto l’impero carolingio chiamato Sacro Romano Impero. La nuova capitale era Aquisgrana. Non più Roma. Un aspetto unitario era la religione cristiana; una sua caratteristica era la suddivisione in contee e marche, in cui conti e marchesi erano legati da un giuramento di fedeltà e vassallaggio all’imperatore, elemento che sembrò rafforzare l’unità dell’impero, ma che si poteva rivelare causa di frattura tra i vassalli per il loro desiderio di comportarsi come tanti piccoli re, indipendentemente dal potere centrale.
La società era rurale: le genti vivevano nelle campagne, poveramente, in un economia piuttosto chiusa. Il potere si misurava in rapporto alla terra; era importante chi possedeva molti poderi: duchi,vescovi, abati….
Carlo Magno non era uno studioso e imparò a mala pena a scrivere il proprio nome, comunque favorì la cultura, imponendo lo studio ai giovani.
Alla morte di Carlo Magno il figlio Ludovico, detto il Pio, nell’ 814 ereditò tutto l’Impero, per vari motivi, però, si prospettava uno sgretolamento e così accadde con la divisione dell’Impero in tre parti nelle mani dei nipoti di re Carlo. Da ultimo prese il potere Carlo il Grosso, che riunì le terre dell’Impero, fino a poche settimane fa, quando e’ stato deposto.
Ora cosa accadrà all’Impero? Sarà frantumato? Si ricomporrà nuovamente? Dalle sue ceneri nasceranno nuovi regni, nuovi stati autonomi? E noi nella pianura padana avremo altri dominatori stranieri? Riusciremo, in nome delle nostre tradizioni, dell’antica lingua comune, delle eredità culturali, a costruire uno stato libero, indipendente?


Note Storiche:

  1. In epoca preistorica, nel territorio modenese, si stabilirono popoli indo-europei, dei quali è rimasta traccia nella terramare. Essi furono in seguito sopraffatti dagli Etruschi che si insediarono nella pianura padana fino all’arrivo dei Galli Boi (IV sec. a. C.). Nel 183, secondo Tito Livio, la città fu proclamata colonia romana; i suoi abitanti si dedicarono ad opere di bonifica del territorio ed iniziarono (187) la costruzione della Via Emilia. Fu teatro di lotte generate da guerre civili: l’episodio più noto di queste è il lungo assedio sostenuto nella città di Decimo Bruto contro Antonio (43 a. C.). dopo un periodo di prosperità, iniziò a Modena un processo di impoverimento e decadenza, connesso con la crisi dell’impero. Ai conflitti e ai saccheggi si aggiunsero le calamità naturali, soprattutto inondazioni che fecero precipitare le condizioni di vita nelle città e nelle campagne. Dalle città semidistrutte gli abitanti fuggirono, sotto il regno del longobardo Liutprando per riparare nel vicino del borgo di Cittanova. Però le spoglie del patrono S. Geminiano non erano state rimosse dalla piccola basilica edificata secoli prima nel cuore della città e il vescovo con parte del clero era rimasto a custodirle. Col volger del tempo, presso la tomba del Santo e vicino all’episcopo, si formò una borgata che il Vescovo Leodoino nell’891 cinse di mura. Rinacque così, presso l’antica, la nuova Modena. Sulla fine dell’XI sec. Modena è già in fiore ed inizia (1099) la costruzione del Duomo, nel quale vengono poi traslate le spoglie del Santo protettore (1106).
  2. Per gli avvenimenti, i personaggi, le date, si rimanda alla sezione del sito: “cronologia essenziale”.