Correva l’anno 647 ed erano trascorsi quattro anni dalla pubblicazione dell’Editto di Rotari1, il nostro re longobardo.
Ebbene, stavo camminando per la città di Mutina2 perché, in qualità di guardia, dovevo controllare, come al solito, se tutto andava per il verso giusto. Dato che mi sembrava una giornata tranquilla decisi di fare una piccola pausa e mi incamminai verso il bosco, che si estendeva oltre le ultime case, quando da lontano vidi del fumo: qualcosa stava bruciando, forse alberi, forse una catapecchia3. Cominciai a correre velocemente verso quel luogo: dovevo sorprendere il colpevole. Quando arrivai, senza fiato, vidi due persone che stavano litigando; non capivo molto bene le loro parole, ma entrambe sembravano molto arrabbiate. Mi guardai intorno: dov’erano il fuoco, il fumo, la casa? Ero arrivato troppo tardi, la catapecchia era ormai diventata cenere. Poveretti gli abitanti di quella capanna! Mi feci coraggio, mi avvicinai a quei due e…, con mia grande sorpresa, scoprii che uno di loro era una donna, Teodolinda, che conoscevo già e di cui ero innamorato; spesso mi capitava di pensare a lei, al suo bellissimo nome, che portava anche la regina che si era convertita al cristianesimo.
Tralasciamo i particolari e continuiamo la storia.
Con autorità mi avvicinai a i due e chiesi cosa fosse successo; subito Teodolinda, riconoscendomi e correndomi incontro, accusò l’altro di aver bruciato la sua casa; l’uomo negò tutto e accusò Teodolinda di disattenzione e sbadataggine nell’accendere il fuoco: le fiamme ben presto avevano divorato la catapecchia fatta di pali di legno, di vimini e di paglia. Io sospettai che fosse stata Teodolinda, ma per amor suo accusai l’altro: l’uomo si sarebbe dovuto recare presso il tribunale4; se ritenuto colpevole dal giudice, avrebbe dovuto pagare una somma ingente, tre volte il valore della casa, più il risarcimento di quanto vi era contenuto5. Certo la mia testimonianza sarebbe stata importante; avevo tempo per decidere la posizione da assumere.
Continuai il mio cammino, quando sentii un urlo; corsi velocemente in quella direzione: era solo un pover’uomo che aveva inciampato, così lo aiutai ad alzarsi e me ne andai.
Continuando il mio cammino sentii un altro urlo; corsi, raggiungendo in poco tempo la mia meta: trovai due uomini, un servo e un uomo libero, che giocavano con i dadi: ognuno accusava l’altro d’aver barato e così si diedero un pugno ciascuno; questa volta condussi direttamente i due uomini dal nostro infallibile IUDEX, che dopo vari inutili tentativi di conoscere la verità decise che la colpa era del servo, che tristemente dovette pagare la multa prevista dall’Editto di Rotari che sancisce: “Se uno picchia un altro con un pugno paghi tre soldi”6. In realtà, come io avevo visto, il pugno se lo erano dato tutti e due, ma il nostro IUDEX, pur dicendo di essere un uomo giusto – e tutto la credevano – aveva delle “preferenze” per gli uomini liberi ed era facile che nel dubbio, accusasse di colpevolezza un servo.
Io mi chiedevo come si sentisse quel povero servo.
Quella fu una giornata davvero movimentata.
Quando giunse la notte mi distesi finalmente sul mio pagliericcio; stavo per addormentarmi quando una voce che gridava “al ladro” mi svegliò. Corsi alla finestra e riconobbi benissimo il colpevole con il campanaccio di un cavallo appena rubato7; potevo rincorrerlo e così fargli pagare sei soldi, richiesti dalla legge per quel furto, ma, poveretto, era solo un servo e una volta tanto pensai di lasciar perdere. Soprattutto ero troppo stanco per mettermi a correre e così me ne tornai a letto, sperando che l’indomani fosse una giornata più tranquilla e meno faticosa per me.


Note Storiche:

  1. L’Editto di Rotari era composto da 388 articoli, scritti in un latino rozzo e spesso difficile da capire; l’Editto non era altro che una raccolta delle antiche norme longobarde trasmesse oralmente, modificate dalla conversione al cristianesimo, avvenuta alla fine del VI secolo , al tempo della regina Teodolinda e del papa Gregorio Magno.
  2. Mutina: nome romano di Modena. Già alla fine dell’impero Romano d’Occiendente la città era in decadenza; non lontano dai resti degli edifici romani si estendevano paludi (dovute allo straripamento dei fiumi) e boschi.
  3. Catapecchia: parola di origine longobarda che indicava un tipo di abitazione di legno, vimini e paglia; con il tempo ha acquistato significato spregiativo.
  4. I giudici longobardi, per decisione del re Ratchis (746) dovevano essere presenti quotidianamente in tribunale (=Ordal). Per i Longobardi tutto aveva un prezzo (=Compositio) che variava a seconda della classe sociale e del grado di produttività della persona coinvolta.
  5. Editto di Rotari, articolo CXLVI: “Se qualcuno con animo iracondo avrà volontariamente dato fuoco alla casa altrui, paghi tre volte il suo valore e risarcisca tutto quanto vi era contenuto andato distrutto dal fuoco”.
  6. Editto di Rotari, articolo XLIIII: “Se qualcuno avrà percosso un altro con un pugno gli paghi tre soldi.”
  7. Editto di Rotari, articolo CCXXXVIIII: “Se qualcuno ruberà il sonaglio a un cavallo o ad un bue paghi sei soldi.”