Era mattina e dovevo andare a scuola; dovevo “ubbidire” ai miei doveri e quindi: dovevo alzarmi, subito vestirmi, lavarmi le mani, pettinarmi, adorare Dio, andare volentieri a scuola1.
Mentre m’incamminavo ripensavo alle parole che il maestro aveva detto il giorno prima: “Domani vi leggerò un brano degli Atti degli Apostoli e dovrete impararlo a memoria”.
Io speravo che non fosse un brano tanto lungo perché altrimenti sarebbe stato difficile impararlo.
Stavo per entrare in chiesa quando Marco, il mio migliore amico, mi corse incontro. Indossava una tunica rossa con una cintura di cuoio, ai piedi portava robusti calzari.
Suo padre era un funzionario di Carlo Magno; per questo frequentavamo di buon grado la scuola anche se le lezioni erano un po’ faticose2. Eravamo pochi studenti e non c’era neanche una giovane.
Subito ci sedemmo; io presi fuori la mia tavoletta di cera e lo stilo appuntito per prendere appunti.
Il nostro maestro, seduto dietro ad una cattedra, chiese ad un giovane di nome Nicodemo: “Cosa bisogna fare la mattina?”, egli rapidamente rispose: “Alzarsi, subito vestirsi, le mani lavarsi, pettinarsi, adorare Dio, andare volentieri a scuola”. Poco dopo, il maestro tirò fuori un libro rilegato e scritto a mano da un amanuense. Lo aprì, girò qualche pagina e disse: “Ora vi leggerò un brano degli Atti degli Apostoli. Mi raccomando, state molto attenti, perché dovrete impararlo a memoria”. Il maestro incominciò a leggere e tutti stavano attenti.
La nostra aula era molto piccola, stretta e fredda. La luce entrava da due finestrelle e, quando non era sufficiente, si accendeva un lume. L’aula era tanto fredda che molti temevano di ammalarsi.
La lettura era finita. Per fortuna il brano non era molto lungo e non era difficile da imparare.
Passammo poi ad altre materie. Il maestro chiese a tutti di scrivere dei numeri sulla tavoletta di cera. Per noi i numeri erano molto importanti, specialmente per le arti del Quadrivio, cioè: matematica, geometria, musica e astronomia3.
La lezione era finita e il maestro disse: “domani studieremo un po’ di grammatica e di retorica”; dopo di che tutti uscirono. Io e Marco ci incamminammo per conto nostro. Parlammo un po’, poi, arrivati ad una diramazione, ognuno se ne andò per conto suo.
Quando arrivai a casa vidi mia madre che preparava da mangiare. Dopo averla salutata andai in camera mia per imparare a memoria il brano.
Il mattino seguente mi preparai per andare a scuola.
Il maestro come al solito si mise a sedere dietro la cattedra e prese fuori un libro di grammatica. Ci stava spiegando alcune regole grammaticali, quando qualcuno bussò alla porta. Il maestro andò ad aprire. Una persona entrò assieme ad una giovane donna.
L’uomo disse di essere un nobile di nome Orlando e chiese che sua figlia, di nome Biancofiore, venisse accettata in quella scuola. Il maestro, perplesso, rispose che erano ammessi solo i giovani e che comunque la decisione non spettava a lui, ma ai suoi superiori. Il padre sembrò deluso; disse che aveva sperato che la giovane fosse accettata a scuola e anch’essa potesse farsi una cultura. Il maestro, commosso, disse al padre che ne avrebbe parlato con i suoi superiori. L’uomo, un po’ più felice, uscì dalla stanza: Biancofiore sarebbe stata accettata o no?


Note Storiche:

  1. Le notizie ci derivano da Alcuino di York. Alcuino era un uomo anglosassone dalle eccezionali doti di memoria; aveva interessi culturali molteplici. Carlo Magno lo conobbe a Pavia. Fu il maggior ispiratore della programmazione scolastica dei Franchi; contribuì a salvare il patrimonio classico nel Medioevo.
  2. Carlo Magno era privo di cultura tanto che imparò solo a scrivere il suo nome, tuttavia cercò di avere sempre funzionari colti e studiosi alla sua corte. Alcuino, Eginardo, Paolo Diacono costituirono una scuola detta anche Palatina.
  3. Gli studi elementari erano finalizzati all’apprendimento della lettura e della scrittura. Gli studi superiori prevedevano l’approfondimento delle arti del trivio e del quadrivio. Le arti del trivio erano: grammatica, retorica e dialettica. Le arti del quadrivio erano: aritmetica, geometria, musica ed astronomia. La scuola era ecclesiastica, per gli ambienti in cui si svolgeva (presso chiese e conventi), per i maestri che insegnavano (spesso monaci, vescovi), per i contenuti affrontati (libri sacri).