Io sono una giovane franca di nome Biancofiore e vivo a Pavia. Mio padre è un conte molto fedele al re Carlo Magno1: possiede molte terre, tra le altre la “villa” in cui abitiamo, il cui terreno è diviso da un fiume: da una parte vivo io con la mia famiglia e ci sono anche il forno, i fienili, le stalle, alcuni depositi e la chiesa; dall’altra parte ci sono i “mansi”2, dove abitano i coloni che coltivano la terra e compiono lavori faticosi. La mia famiglia è una delle più potenti della zona e di questo io sono molto fiera.
Oggi è il 21 Settembre dell’anno 813. È una giornata bellissima: il sole splende alto nel cielo e c’è un dolce venticello che fa muovere delicatamente i fiori del prato intorno alla mia casa.
Adesso vado a salutare i miei genitori e poi voglio fare una passeggiata tra il verde dei campi. La prima persona che incontro al mattino è sempre mia madre; la trovo indaffarata a compiere qualche lavoretto,le dico gentilmente: “Buongiorno, madre, cosa state facendo?”. Lei, come sempre mi risponde: “Oh, cara tu non hai idea di quello che le donne franche debbano fare: bisogna lavorare, bisogna produrre!”3. Io, a volte, proprio non la capisco: dice di avere tante cose da fare, ma in realtà deve solo controllare il lavoro delle serve e la maggior parte del suo tempo lo perde stando ad ammirare i suoi gioielli e vestiti. Camminando con il mio fedele cane, arriverò fino al manso in cui vive e lavora un ragazzo della mia età, Michele, insieme alla sua numerosa famiglia. I miei genitori non vogliono che mi spinga da sola lontano da casa e che rivolga la parola ai contadini; pensano che io non possa avere come amico il figlio di uno dei nostri servi. A me non importa molto quello che dicono i miei genitori: Michele è un giovane forte e leale ed è sempre molto gentile e rispettoso nei miei confronti.
Appena esco di casa guardo i fiori, le foglie, il sole che splende e i contadini che coltivano le terre vicine; poi volgo lo sguardo verso il manso di Michele; come sempre, sta aiutando i suoi genitori nei lavoro dei campi. Corro verso di lui e gli dico:
“Buongiorno, Michele! Come va?”
“Buongiorno Biancofiore, sono felice di vederti, ma tu non dovresti venire qui lo sai che i tuoi genitori non vogliono…”
“Lo so, ma qui mi sento a mio agio. Piuttosto, dimmi come trascorrerai questa bellissima giornata!”
Michele, in tono triste, risponde: “Biancofiore, la mia giornata non è certo divertente come la tua; tu corri per i prati, giochi, rimani a fantasticare per ore; io invece non posso fare niente di tutto questo: devo lavorare continuamente nei campi con i miei genitori.”
Quello che mi ha appena detto Michele mi addolora; mi dispiace vederlo sempre che lavora e per consolarlo gli ricordo che presto ci sarà la fiera annuale4 e lui avrà una intera giornata di cui disporre a proprio piacimento.
All’improvviso sento che qualcuno mi sta chiamando, mi volto e scorgo in lontananza la figura di mia madre, saluto in fretta Michele e corro velocemente verso di lei. Fortunatamente non ha intenzione di sgridarmi: ha un’espressione molto eccitata sul volto e, del tutto fuori di sè, incomincia a dire:
“Oh cara, non puoi immaginare: sono appena venuti due missi dominici5 per annunciare che domani verrà il re. Carlo Magno, nella nostra casa; egli poi proseguirà il viaggio per andare a visitare altre città! Forza, vieni ad aiutarmi nei preparativi, non c’è tempo da perdere!”.
Io sono al settimo cielo, potrò finalmente vedere il mio re: potrò salutarlo, inchinarmi davanti a lui e sentire tutto quello che dirà.
Mia madre e tutti i servi sono occupatissimi: nei depositi si stanno preparando tutti i cibi che occorrono e anche coperte, materassi, vasi e suppellettili per poter accogliere nel modo migliore il nostro re6.
Oggi la sera è giunta in un batte d’occhio: è proprio vero che quando si è molto impegnati sembra che le ore volino. Non mi preoccupo di mangiare, desidero soltanto andare a letto presto, per alzarmi, domani, di buon’ora e prepararmi bene all’arrivo del re. Vado a salutare i miei genitori e corro subito a dormire. A letto già da un po’ di tempo, non riesco a dormire: sono troppo ansiosa di vedere il grande re Carlo e non posso fare a meno di pensare a come sarà emozionante la giornata che sta per arrivare. È giunto il mattino senza che io me ne sia accorta: probabilmente mi sarò addormentata dalla stanchezza, dopo aver tanto fantasticato. So che Carlo Magno verrà nella mattinata, quindi è meglio che mi vesta. Per la giornata di oggi mi metterò il vestito più bello che possiedo e mi pettinerò meglio che posso per fare una buona impressione sul re. Appena alzata incontro mia madre che corre da una stanza all’altra della casa preparando un sacco di cose bellissime. Gentilmente le dico : “Buon giorno, madre; siete sempre così indaffarata! Riposatevi un po’!” Probabilmente non mi avrà nemmeno sentita, così occupata com’è. Questa mattina non posso andare da Michele, perché anch’io sono troppo occupata; comunque anche lui avrà sentito la grande notizia e quindi capirà perché non vado a salutarlo. Dopo poco arriva il re Carlo su un carro protetto da bianche tele; molte altre persone gli stanno attorno; io, i miei genitori e tutti i servi presenti ci inchiniamo per rendergli omaggio. Devo dire che sono rimasta delusa, non immaginavo così Carlo Magno; non ho mai visto una persona tanto brutta: è grasso, ha il naso lungo, la testa tonda, il collo corto e grasso, gli occhi vivaci e un aspetto molto autorevole; mi fa quasi paura!7
Comunque non importa il suo aspetto: io lo apprezzo e lo rispetto perché è il mio re.
È giunto il pomeriggio e tutti pensiamo che ovviamente Carlo Magno dormirà da noi, ma ad un certo punto il nostro re cambia discorso e ci dice : “Mi dispiace, cari sudditi, ma purtroppo non posso sta re a dormire da voi: infatti c’è una città molto vicina dove devo andare ora, dato che non è tardi!” Il nostro re si alza in piedi e ci saluta cordialmente; anche noi lo facciamo e ci inchiniamo. Dopo di che il re esce di casa, risale sul suo carro e riparte lentamente, mentre noi rimaniamo a guardare nella direzione verso la quale si è diretto il carro.
Più tardi, a sera, stanca, saluto i miei genitori: “Vorrei andare a dormire. Vi auguro la buona notte.” A letto, con gli occhi semichiusi, ricapitolando quello che è successo, non riesco ad appisolarmi. Comunque, anche se mi aspettavo che andasse diversamente, sono felice e penso che questa giornata non me la dimenticherò mai.


Note Storiche:

  1. Carlo Magno divise l’impero in contee, ducati e marchesati. Le contee erano le province delle zone interne, che erano più tranquille; le marche erano invece le province di confine esposte ai pericoli esterni. Carlo magno si serviva di conti, vescovi ed abati per amministrare le terre del suo impero.
  2. La terra nell’Alto Medioevo era l’unica ricchezza; la fedeltà al re dei Vassalli e dei cavalieri veniva ricompensata con la concessione di terre in “beneficio”: cioè le terre non venivano regalate per sempre, perché, alla morte del feudatario, venivano restituite al re; questo fino all’anno 877 (Capitolare di Kiersy). Le grandi proprietà terriere, dette “Ville”, erano divise in due parti. Il signore teneva per sé la prima, mentre la seconda veniva suddivisa in tante fattorie dette “mansi”. Ogni manso era affidato ad uno o più coloni, che lo coltivavano, dovendo poi dare una parte del raccolto al proprietario, oltre a prestare diversi servizi (corvées). Ogni colono era legato al proprio manso e non poteva abbandonarlo.
  3. Il lavoro delle serve era pesante: dovevano tessere, tagliare e cucire gli abiti, pettinare la lana, conciare la canapa, lavare gli abiti, tosare le pecore. Le donne libere, mogli di feudatari, non lavoravano, ma controllavano il lavoro delle serve. Le notizie sono tratte da “Capitularia Regum Francorum” in “Monumenta Germaniae Historica”.
  4. Le fiere in cui annualmente si incontravano i mercanti provenienti da nazioni lontane, erano un elemento assai importante dell’economia e della società medievale, segno che l’economia “chiusa” del sistema feudale si andava aprendo ai traffici e agli scambi, che divennero sempre più intensi dal X al XIV secolo. Carlo Magno dovette dare disposizioni speciali ai suoi amministratori, di “badare che i nostri uomini eseguano bene il lavoro che si può esigere da loro secondo la legge e non perdano il tempo correndo qua e là per mercati e fiere”. Brano tratto da “Vita nel Medioevo” di Eileen Power, Ed. Einaudi.
  5. I funzionari, mandati da Carlo Magno per controllare l’operato dei laici e degli ecclesiastici, che amministravano le varie parti dell’impero, venivano chiamati “missi dominici”. Viaggiavano quasi sempre in due: un conte e un vescovo.
  6. Per il possibile arrivo di Carlo Magno nelle “Ville” si preparavano con cura i cibi: si faceva in modo che il lardo, le carni seccate o salate, l’aceto, la senape, il formaggio, il burro, il malto, la birra, l’idromele, il miele, la cera, la farina fossero pronti. Notizie tratte dal “Capitolare del Villis” in “Monumenta Germaniae Historica”.
  7. Dalla descrizione di Eginardo, scrittore della corte di Aquisgrana, autore di una biografia del re Carlo Magno.